DOUBLIN’ E CONTEMPORANEITÀ. UN GIOCO DI PAROLE CHE DAL NOME DELLA LOCALITÀ DI DUBLINO DIVENTA “DOUBLIN’”, RADDOPPIARE.
RADDOPPIARE COSA?
DOUBLIN’ è un progetto di arte pubblica che lavora sulla memoria di un quartiere storico di Trieste, Cavana, intrecciando presente, passato e futuro e celebrando James Joyce e il suo profondo legame con la città, dove visse a più riprese fra 1904 e 1920.
Quattro neon d’artista “raddoppieranno” il red district dublinese sovrapponendolo alla Nighttown triestina. Alcune vie della Città vecchia verranno trasfigurate e connesse idealmente, in un gioco di specchi in cui luogo letterario e luogo fisico si uniranno, confondendosi. Attraverso questo intreccio visivo e luminoso, vogliamo rimettere in movimento il grande circolo di influenza e invenzione che ha legato, a partire dalla permanenza triestina di Joyce, la città alla creazione dell’Ulisse.
A cura di Cizerouno Associazione Culturale e DMAV Social Art Ensamble, DOUBLIN’ è parte integrante del programma di BLOOMSDAY 2019. Una festa per Joyce, organizzato dal Museo Joyce / Joyce Museum del Comune di Trieste.
PERCHE’ LA LUCE?
Per DMAV, la ricerca condotta attraverso l’utilizzo dei neon, che con Doublin’ trova una opportunità di realizzazione molto strutturata, rappresenta un elemento specifico in termini di linguaggio e di interazione con lo spazio pubblico. Il neon, nei nostri lavori, diventa una sorta di firma estetica, un modo per attraversare la dimensione urbana che si rivela in grado di unire la leggerezza della materia e la radicalità del messaggio.
Utilizzare la luce, con la sua impalpabilità, con le sue potenzialità di dialogo con le caratteristiche dei luoghi, è un modo per non invadere lo spazio e per entrare in risonanza con la sua specifica respirazione. Ma in questo modo la delicatezza della pulsazione luminosa, con precise scelte di colori e di temperatura del neon, viene connessa alla volontà di affermare la precisa vocazione sociale degli interventi DMAV.
La traccia luminosa non è mai neutra, ma vuole essere una presa di posizione: l’accettazione della responsabilità di ripensare lo spazio urbano, in modo temporaneo e transitorio, oppure con la specifica modalità di permanenza delle installazioni pubbliche.
La luce è un segno ma è anche un medium, la materia stessa della percezione visiva. Diffondendosi, la luce non si limita ad abitare lo spazio, lo trasforma in un veicolo emotivo ed empatico che le persone possono osservare e attraversare. Con l’apparizione delle scritte nei vicoli di città vecchia vogliamo compiere un incantesimo e un’evocazione. Un altro tempo – tempo letterario e geografico – entra nel nostro, di soppiatto, ma con la forza di ogni operazione di magia visiva.
Doublin’ è la scoperta di una città doppia, resa attraverso leggeri segni di luce.